Principio di incertezza

“…but in this world nothing can be said to be certain, except death and taxes.” (B. Franklin)

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A molti non piace la scienza, e non vogliono averci niente a che fare. Molti altri adorano la scienza… ma solo finché non hanno niente a che fare con essa.

Entrambe le categorie tendono ad associare la scienza al regno delle leggi immutabili, della certezza, della predizione perfetta, dell’ordine.


Tutte qualità encomiabili, rispettabili ma, come dire, fredde. Qualità che rispettiamo in altri, che ci rincuora che qualcuno abbia, ma che forse non vorremmo vedere in noi stessi. Un po’ come quando un europeo non tedesco parla di un tedesco.
Io studio meccanica statistica, ovvero: il caso. Quando mi capita di spiegare cosa studio, come adesso, trovo quasi sempre un ostacolo logico insormontabile in chi mi ascolta: un fatto o è predicibile o è completamente casuale.
O l’esperimento dà sempre lo stesso risultato oppure va a caso.
Ecco, no. Gli esperimenti non danno praticamente mai sempre lo stesso risultato e tuttavia gli scienziati lavorano benissimo lo stesso. “Un termometro in una stanza può segnare la stessa temperatura per ore, però”, si ma se il termometro avesse qualche cifra decimale in più vedremmo il numero sul display oscillare in continuazione perché le molecole nell’aria ci sbattono addosso a caso. A caso, si ma a caso come?
Credo che l’ostacolo principale sia simile a quello che si ha con il concetto d’infinito. Ovvero quando pensiamo all’infinito pensiamo ad un qualcosa di indefinito, misterioso, più grande di tutti, e soprattutto unico. Questo perché comunemente non abbiamo bisogno di pensare che esistano diversi tipi di infinito. Tuttavia esistono. Lo stesso per il caso, siamo abituati a dividere il mondo in due categorie, le cose sicure e le cose che vanno a caso. Gli scienziati si occupano delle cose sicure, gli altri delle cose che vanno a caso, le cose umane, la lotteria, le partite di calcio, cose impredicibili, imprevedibili, per dirla tutta: interessanti.
Invece no. C’è caso e caso, e la meccanica statistica si occupa di distinguerli. Insomma di trovare le leggi del caso. E queste leggi sono sicure? No, solo plausibili nel migliore dei casi. Se volete leggi fisse, certezze, predizioni perfette e ordine, non fate gli scienziati.

[to be continued …]

One thought on “Principio di incertezza

  1. Il “limite inferiore” del tuo ragionamento, è quello delle leggi della quantistica e se vogliamo della statistica quantistica. Io personalmente sono molto attratto dal concetto che l’osservatore modifica l’esperimento. Secondo me è impossibile pensare che osservatore e osservato sono due concetti distinti, l’osservatore domanda, l’osservato risponde. Ora qual’è la domanda giusta da fare all’osservato ?
    L’osservatore continua a domandare all’osservato e lui via via fornisce una risposta diversa A,B,C… perchè via via la domanda è differente, intanto la scienza segna tutte le risposte e i teorici cercano di unire i puntini (le risposte) CON UN ELEGANTE collegamento
    Personalmente rimetterei in discussione tutto il concetto di metodo sperimentale poichè tramite esso ci siamo imbattuti in paradossi quali alcuni della meccanica quantistica in poche parole cambierei punto di vista tra fisico e realtà fisica, poichè ci siamo accorti che quello che accade è questo:

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